Arrivato dopo una interminabile attesa, questo secondo lavoro degli Enshine intitolato “Singularity” era senza alcun dubbio una delle uscite maggiormente attese dal sottoscritto per l’anno appena trascorso. Il duo formato dal chitarrista e compositore Jari Lindholm assieme al vocalist francese Sébastien Pierre, era salito in modo perentorio alla ribalta due anni fa con l’incredibile debutto “Origin”, una release che presentava un Death Metal melodico fortemente orientato verso atmosfere sognanti e dilatate. Ora ecco finalmente il momento per questa nuova fatica, che vede nuovamente il supporto della Rain Without End Productions, oltre che la presenza del batterista dei Marduk, Fredrik Widigs.
Senza voler menare troppo il can per l’aia ed andando subito al punto, devo purtroppo ammettere di essere rimasto vittima di una cocente delusione per questa seconda opera firmata Enshine, in quanto viene fallito il tentativo di bissare quanto fatto sul debut. Sarà che le aspettative erano senza alcun dubbio davvero elevate, però pur avendo ascoltato “Singularity” un numero infinito di volte, l’album mi ha totalmente deluso. Nonostante una buona partenza con l’opener “Dual Existence”, seguita poi dalla malinconica “Adrift”, che ben racchiudono lo stile sviluppato dal buon Lindholm, il resto sembra un po’ svanire nell’oblio dello spazio profondo mostrato in copertina. Il motivo? In primis, la band non si è assolutamente spostata di un millimetro da quanto fatto su “Origin”, mantenendo così quasi invariato il loro sound e la strutturazione dei singoli brani, che in sé e per sé non è necessariamente un problema, dato che può essere anche considerato come una volontà di mantenere la propria identità. Il problema, invece, riguarda proprio le stesse tracce che compongono questo “Singularity”, che, nonostante una miriade di ascolti, non riescono affatto a convincermi. Se in “Origin”, oltre ad esserci un fattore sorpresa, c’era in ogni caso un alto livello qualitativo che culminava nella splendida “Cinders”, un vero e proprio manifesto della musica firmata Enshine, qui mi sembra tutto già sentito e digerito. I due brani poc’anzi citati sono sì belli, ma non raggiungono il livello qualitativo messo in mostra sul precedente album, figuriamoci quello che viene dopo. Praticamente il nulla. Insomma, c’è davvero poco da aggiungere. “Singularity” è un disco piatto, con le cartucce migliori sparate all’inizio e qualche passaggio interessante che esce fuori qua e là, ma nient’altro che possa portare tale lavoro in cima ai miei ascolti, anzi. Delusione cocente del 2015.
BRIEF COMMENT: “Singularity” is the long waited come back from the French/Swedish duo Enshine. Although the masterming Jari Lindhom, along with the vocalist Sèbastiene Pierre, has taken all the time to give a follow up of the great debut album “Origin”, the final result is, in my humble opinion, quite disappointing. Except from the first two tracks, “Dual Existence” and “Adrift”, both nice but not so exciting, this new album is a flat copy of the previous release. I’ve tried to give many chances to “Singualarity”, but every time I got bored very soon, except for some random sparks. Biggest delusion of the 2015.
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Etichetta: Rain Without End Productions
Anno di Pubblicazione: 2015
TRACKLIST: 01. Dual Existence; 02. Adrift; 03. Resurgence; 04. In Our Mind; 05. Astrarium Pt. II; 06. Echoes; 07. Dreamtide; 08. The Final Trance; 09. Apex
Durata: 53:25 min.
Autore: KarmaKosmiK
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